1 maggio/15 giugno 1945 arresti in massa di fascisti, collaborazionisti, e italiani in genere da parte dei partigiani di Tito. Foibe triestine e carsiche, avvio ai campi di concentramento in Iugoslavia. Nello stesso periodo in Slovenia, sempre ad opera dei soldati di Tito, avviene il massacro di 12.000 collaborazionisti cetnici, domobranci e ustascia, nei pressi di Kocevije. Tra il 1942 e 43, il Titoismo abbandona ogni principio internazionalista sposando in pieno la tesi dei nazionalismi presenti nella federazione jugoslava: serbo, croato, sloveno, prevalenti nel movimento di liberazione. In Istria tutti i vecchi nazionalismi conosciuti fino allora come mangia-comunisti, furono inglobati nel partito comunista croato. Da quel momento scattò l’operazione “italiano = fascista”, nonostante la partecipazione massiccia di italiani inquadrati nelle divisioni “Garibaldi” e “Italia”, alla lotta di liberazione della Jugoslavia a fianco dei partigiani di Tito, con il sacrificio di circa 20.000 morti.
5 giugno 1945, il CLN di Trieste, tornato in clandestinità nel periodo di occupazione jugoslava, raccolse e diffuse la notizia di esecuzioni sommarie avvenute proprio a Basovizza. Di li a poco una missione dei servizi di informazione alleati, apprese da un sacerdote del luogo, dell’esecuzione di un numero imprecisato di prigionieri, militari, poliziotti, civili, avvenuto dopo processi sommari gestiti da ufficiali della IV Armata jugoslava, al cospetto di una piccola folla di residenti del luogo. La notizia venne ripresa dai Servizi Informativi italiani, e da alcuni quotidiani romani, che riferirono in modo esplicito del recupero di almeno 400 vittime. Nel corso dell’estate, ritirate le truppe iugoslave da Trieste e costituito il Governo Militare Alleato, il CLN chiese il recupero delle salme e l’esplorazione di tutte le cavità del Carso attorno a Trieste. Vennero autorizzati i primi sondaggi nella foiba di Basovizza (pozzo di una ex miniera di carbone), con la recinzione e il presidio di un deposito di munizioni. Il recupero delle salme fu eseguito per mezzo di una benna, il cui impiego provocò il forte risentimento della gente e dei partiti italiani di Trieste, ma il tutto avvenne nella massima riservatezza e i dati delle esplorazioni non vennero resi pubblici. Gli scavi proseguirono per due mesi e i pochi resti portati alla luce vennero genericamente attribuiti a militari tedeschi. Poi le ricerche vennero sospese e la cavità restò aperta ed abbandonata. Le ricerche ricominciarono nel 1948 (vedere in seguito). Basovizza e le sue foibe, divennero il luogo simbolo di quanti furono trucidati nelle foibe o morirono nei campi di concentramento, dalle forze di occupazione jugoslave, e tra essi vi furono molti antifascisti e partigiani, contrari alla politica di annessione alla Jugoslavia, oltre che fascisti, collaborazionisti, nazisti, e persone della borghesia locale (un numero compreso tra 4.000 e 6.000 persone).
9 giugno 1945, accordo di Belgrado tra Alexander e Tito, che mise freno agli episodi contro la popolazione italiana e contro tutti coloro che ostacolavano il potere di Tito.
20 giugno 1945, entra in vigore l’accordo Alexander-Tito, per una prima sistemazione del confine orientale italiano per superare la confusione che regnava nell’intera area della Venezia Giulia e Istria (la soluzione troverà una composizione accettata dalle parti, italiana e jugoslava, solo con l’accordo di Osimo, nel 1975). La Venezia Giulia venne divisa in 2 zone di occupazione secondo la così detta linea “Morgan”, dal generale inglese che la tracciò: agli angloamericani fu assegnata, in amministrazione militare, la fascia costiera fra Gorizia e Punta Grossa con gli immediati dintorni, il resto veniva confermato sotto il controllo jugoslavo (rispettivamente zona A e B).
1946, permangono tensioni tra le diverse etnie che si inseriscono in un quadro internazionale che si divide in due blocchi “occidentale” e “orientale”, con forti connotati ideologici e nazionalistici.
3 luglio 1946, con un comunicato del Consiglio dei Ministri, vengono ceduti alla Jugoslavia i territori ad est della “linea francese”, e costituito il “Territorio Libero di Trieste” (TLT).
10 febbraio 1947, trattato di pace di Parigi, costituzione del Territorio Libero di Trieste (TLT), suddiviso in zona A (sottoposta a sovranità italiana ed eretta ad ente temporale autonomo sotto il controllo delle Nazioni Unite con amministrazione angloamericana, che comprendeva la parte nord – occidentale dell’Istra, da Cittanova a Duino), e B (tutta la parte a sud di Trieste, da Cittanova a Capodistria, amministrato dagli jugoslavi e in pratica annesso alla Jugoslavia). Questa decisione provocò l’esodo di circa 250.000 italiani dalle zone di espansione jugoslava in Istria, Dalmazia, e Venezia Giulia (alto Isonzo).
20 marzo 1948, la Russia respinge la proposta angloamericana di assegnate il TLT all’Italia. In seguito Tito rompe l’amicizia con Mosca e il Cominform, ponendo le basi per un riavvicinamento con gli angloamericani.
1948, due quotidiani triestini diedero notizia dell’esplorazione della foiba di Basovizza, da parte di un gruppo di speleologi, che constatò come la profondità si fosse ridotta a 192 m, contro i 226 m indicati sulle carte.