CRONOLOGIA TRIESTINA-OTTOBRE 2004
CRONOLOGIA TRIESTINA
- 3000
1184 Alleati dei Troiani, in fuga, si stanziano sul Carso
1000 ca. Nascita della “civiltà dei castellieri”. Tergeste, radice
indoeuropea che significa “mercato”, e il suffisso
Veneto “este”, cioè “città”
450 Invasione dei Celti, tribù dei Càrni, dei Giàpidi, e dei
Càtali. Popolazioni che furono assorbite dalla cultura
degli Istri
183 Prima spedizione militare Romana
178 Seconda spedizione militare Romana
177 Terza spedizione militare Romana; distruzione di Nesazio,
fine della “civiltà dei castellieri”; inizia la colonizzazione
Romana
50 Costruzione delle mura della città (arco di Riccardo)
46 Nascita della “Res-publica tergestina”
27 Tergeste entra a far parte della “Decima Regio”
10 d.C. Ampliamento delle mura cittadine e costruzione degli
acquedotti
50 S. Ermacora predica il Cristianesimo
70 Costruzione del tempio alla Triade capitolina (S. Giusto)
e del teatro
139 Martirio di S. Primo, S. Marco, S. Giasone, e S. Celiano
140 Costruzione della Basilica forense (a S. Giusto)
151 Martirio di S. Apollinare
256 Martirio di S. Eufemia e S. Tecla
284 Martirio di S. Servolo
286 Martirio di S. Zenone e S. Giustina
289 Martirio di S. Sergio
290 Martirio di S. Giusto
330 Tolta l’autonomia a Tergeste, fine della Res-publica
Tergestina
390 Distruzione del tempio del dio Mitra (Duino)
410 Passaggio dei Visigoti
452 Passaggio degli Unni di Attila
476 Caduta dell’Impero Romano d’Occidente causata dalla
ribellione di milizie barbariche guidate da Odoacre
488 Trieste è devastata dai Goti
539 Trieste è acquisita al territorio bizantino fino al 787, con
parentesi di presenze Longobarde (568-569, 590, 752-774)
568 Invasione dei Longobardi
788 Intervento dei Franchi guidati da Carlo Magno
804 Placito di Risano
948 Lotario II, re d’Italia, conferisce il dominio cittadino
al Vescovo di Trieste, sottraendolo alle autorità regie
costituitesi in Istria
1000 – 1100 Sorgono liberi ordinamenti comunali
1082 La chiesa triestina passa sotto la protezione del patriarca di
Venezia
1139 Il Vescovo di Trieste definisce la lunga lite per i confini,
tra il comune triestino e il signore di Duino
1202 la città giura fedeltà al doge di Venezia, Enrico Dandolo;
Venezia espande la sua influenza in Istria e Dalmazia
1224 Consacrata la chiesa dei SS. Martiri, fuori di Porto Cavana
1226 S. Antonio da Padova, viene a Trieste per fondarvi un
Convento
1242 Nasce la “Confraternita delle tredici casade”
1260 Si realizza il “Comune tergestinae civitatis”
1265 Prima menzione di un convento di donne (“Cella
Dominarum Sanctae Mariae”)
1278 Fondazione del convento delle monache di S. Cipriano
1279 Inizio delle guerre contro Venezia, protrattesi fino al XVI
secolo
1295 Viene eretta la torre del Mandrocchio, nota anche come
Torre del Porto e successivamente dell’Orologio
1312 Vengono unite le due chiese, preesistenti, a formare il
Duomo di S. Giusto
1313 La “congiura dei Ranfi”, viene repressa sul nascere
1320 Muore Rodolfo Predassoni, l’ultimo dei vescovi eletti a
Trieste
1322 Papa Giovanni XXII toglie a Trieste la facoltà di eleggere
i propri vescovi
1349 Ribellione dei triestini alle pretese del vescovo Negri di
instaurare nuovamente gli antichi diritti
1363 Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio vengono a
Trieste in gita di piacere
1367 I Veneti, conquistata per l’ennesima volta Trieste, fanno
abbattere le mura del lato mare e costruiscono due forti,
uno sul colle di S. Giusto e l’altro nella marina
1382 Trieste cade sotto il dominio degli Asburgo; seguiranno
secoli di lotte per ottenere l’autonomia, che segnano il
declino economico della città
1419 Trieste viene esclusa dai commerci tra Venezia e Gorizia
1468 Scoppia la guerra civile a Trieste
1470 Prima invasione dei Turchi
1482 Seconda invasione dei Turchi
1499 Terza invasione dei Turchi
1501 Quarta invasione dei Turchi
1511 Un violento terremoto abbatte le mura, le torri e molte
abitazioni
1521 Fine delle guerre con Venezia, Trieste torna agli Asburgo
1541 Scoppia la “guerra del frumento”
1573 Il vescovo triestino Andrea Rapicio, muore avvelenato
1655 Un incendio distrugge l’antichissima chiesa dei SS.Martiri
1698 Padre Ireneo della Croce pubblica la prima storia di Trieste
1719 Carlo VI° dichiara Trieste porto franco; inizia la ripresa
economica e in parte vengono acquisite forme di autonomia
1728 Viene eretta in Piazza Grande la statua di Carlo VI°
1731 Vengono bonificate le saline fuori Porta Riborgo per la
costruzione della “Città nuova”
1747 Approvato il primo formale statuto degli Ebrei di Trieste
1768 Nella “Locanda Grande” viene assassinato lo studioso Johan
Winchelmann
1769 Viene inaugurato il “lazzaretto nuovo”
1771 Patente di Maria Teresa in favore degli Ebrei di Trieste
1772 Approvati gli statuti dei Greci di Trieste; Maria Teresa
ordina l’introduzione dell’Ufficio Tavolare anche a Trieste
1773 Viene abolito l’Ordine dei Gesuiti
1774 La confraternita israelita acquista un terreno sotto il Castello
per adibirlo a cimitero
1775 Maria Teresa concede ai Padri Mechitaristi, il permesso di
stabilirsi a Trieste; nuova patente doganale, per speciali
favori a Trieste
1776 Nasce la “Compagnia di Assicurazione”
1777 Abolizione del dazio sul pesce; il collegio dei Gesuiti
diventa caserma militare, e in un secondo tempo, carcere;
Maria Teresa ordina il primo esatto censimento della
popolazione di Trieste
1778 Cominciano regolarmente, a Trieste, le osservazioni
termometriche, barometriche e meteorologiche; Maria
Teresa per favorire il commercio, abolisce l’antico dazio civico sul grano e sulla farina e concede al comune, quale indennizzo, il dazio sulla birra, l’acquavite e il rosolio
1781 Giuseppe II° promulga l’ ”Editto di Tolleranza”, con il quale
vengono tolte, anche a Trieste, le restrizioni ai culti non cattolici
1797 Trieste viene occupata, per la prima volta dai francesi di
Napoleone (che la visita per un giorno); Trieste viene in
seguito annessa alle province Illiriche, con perdita di autonomia e declino economico
1805 I napoleonici occupano Trieste per la seconda volta
1808 I napoleonici occupano Trieste per la terza e ultima volta
1813 Trieste ritorna all’Austria, perde autonomia ma riacquista il
porto franco
1815 Trieste diventa la capitale del Litorale Austriaco
1834 Nasce la “Società di Navigazione del Lloyd Adriatico”
1848 – 1914 In più occasioni si manifestano moti di piazza per l’italianità
della città contro il potere di Vienna e la presenza slava
(1848, 1868, 1882)
1849 Trieste viene assediata dalla flotta sarda di Carlo Alberto
1850 Trieste ottiene larga autonomia e di autogoverno
1852 Massimiliano d’Asburgo si stabilisce a Trieste
1864 Massimiliano d’Asburgo, divenuto imperatore del Messico
salpa da Miramare per Vera Cruz
1867 Giunge a Trieste la salma di Massimiliano d’Asburgo,
fucilato in Messico, per proseguire poi, in treno, per Vienna
1869 Il governo della città passa al “partito nazionale” che
instaura un tenace conflitto con il governatore austriaco; si
accende l’irredentismo
1882 Guglielmo Oberdank viene arrestato e impiccato nella
“Caserma Grande”, (piazza Oberdan)
1893 Nasce “Viva S. Giusto”, l’inno ufficiale di Trieste
1903 Dimostrazione filo italiana, al politeama Rossetti
1910 La bora a 131 km/h rovescia, presso la stazione di Muggia,
un treno di sei vetture (linea Trieste – Parenzo), con 180 persone a bordo
1911 Varo della corazzata “Viribus Unitis” al cantiere S. Marco
1912 Viene inaugurato il tempio Israelitico
1913 Gianni Widmer, pioniere dell’aviazione triestina, compie la
transvolata Trieste/Venezia in settanta minuti
1914 Giungono a Trieste le salme di Francesco Ferdinando e di
sua moglie, uccisi a Sarajevo, per proseguire poi, in treno, alla volta di Vienna : scoppia la prima Guerra Mondiale, l’Austria considera Trieste territorio nemico
1915 A seguito del “Patto di Londra”, all’Italia viene promessa
Trieste e tutta la Venezia Giulia, fino al Quarnaro; facinorosi incendiano la sede del quotidiano “Il Piccolo”; Gabriele d’Annunzio sorvola Trieste e lancia volantini e bombe
1916 Sul nodo ferroviario di Opicina vengono sganciati, da un
dirigibile italiano, 800 kg di bombe
1918 Finisce la 1^ Guerra Mondiale; il 3 novembre la città
accoglie entusiasta l’ingresso delle truppe italiane
1919 A seguito del “Trattato di S. Germain”, Trieste e la Venezia
Giulia vengono annesse all’Italia; negli ambienti nazionalisti
si accende l’idea di una “vittoria mutilata” per il mancato
riconoscimento di Fiume all’Italia;
11.9.1919, colpo di mano dei nazionalisti guidati da
D’Annunzio, appoggiati dai militari e dal nascente fascismo,
che porta alla occupazione di Fiume (marcia di Ronchi), e
alla annessione all’Italia (12.9.1919); il 14.11.1919 sbarco a
Zara e annessione della Dalmazia
1920 facinorosi nazionalisti incendiano l’albergo Balkan sede
di rappresentanza della comunità slovena; il “Trattato di
Rapallo” tra Italia a Jugoslavia del 12.11.1920,dichiara
Fiume città aperta (indipendente), ma assegna Porto Barros
e tutta la Dalmazia, (esclusa Zara e le isole di Cherso,
Lussino, Lagosta e Pelagosa), al governo Jugoslavo.
D’Annunzio occupa le isole di Veglia e Arbe e la città di
Albona in Istria. Fallito ogni tentativo di compromesso, le
forze armate italiane agli ordini del gen. Caviglia, liquidano
la “reggenza del Carnaro”, sorta di “stato libero” costituito
da D’Annunzio dopo il blitz di Fiume, nel “Natale di
Sangue”, del 1920. Ha inizio la fuga di sloveni e croati dai
territori dell’Istria e Dalmazia assegnati all’Italia : borghesi
austriaci, burocrati dell’ex casa imperiale, borghesia croata
e slovena, abbandonano i loro paesi. L’esodo è in parte
causato dalla crisi del porto di Trieste nell’immediato
dopoguerra. Il “Trattato di Rapallo” sarà riconosciuto dagli
Jugoslavi solo nel 1927 con i “Patti di Roma”, che
stabilirono, in aggiunta, il passaggio di Fiume all’Italia, e
Porto Barros, alla Jugoslavia
Discorso di Mussolini, non ancora duce, agli italiani di Pola
“Di fronte ad una razza come la slava, inferiore e barbara,
non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino
ma quella del bastone”. E ancora “Quando l’etnia, non va
d’accordo con la geografia, è l’etnia che deve muoversi”
1921 D’Annunzio abbandona Fiume il 18.1.1921, per Venezia
1922 Facinorosi nazionalisti incendiano la Camera del Lavoro in
via Madonnina. A partire dalla presa del potere del
fascismo, nell’area giuliano –istriana – dalmata, si instaura
una politica antislava tesa a snazionalizzare le minoranze
slovene e croate, con deportazioni di massa, deferimento al
tribunale speciale, e numerose condanne a morte di
irredentisti slavi. Si acuiscono atmosfere e sentimenti di
vendetta, rinfocolate dall’appoggio fascista agli Ustascia
croati e ai Domobranzi sloveni, movimenti di stampo
fortemente nazionalista, antiserbo e antipopolare, che
diventeranno tristemente famosi nel periodo di occupazione
nazista e fascista della Slovenia e Croazia nel corso della 2^
Guerra Mondiale. Istituzione del campo di concentramento
di Gonars (UD-33B2), per civili sloveni e croati
1927 Viene varato da Mussolini il decreto per modificare i
cognomi stranieri in “forma italiana”
1929 Inverno particolarmente rigido con vittime e grandi disagi
1931 Amedeo duca d’Aosta prende alloggio con la famiglia nel
castello di Miramare
1933 Al comune di Trieste viene concesso il gonfalone
1937 Viene inaugurata la raffineria “Aquila”
1938 In visita ufficiale a Trieste, Mussolini pone la prima pietra della nuova Università
1940 10 giugno : l’Italia entra nella 2^ Guerra Mondiale a fianco
dei nazisti tedeschi
1941 5 aprile : aggressione italiana alla Jugoslavia
3 maggio : proclamazione della provincia di Lubiana,
annessa al Regno d’Italia. Instaurazione di un governo
militare durissimo. Trentamila sloveni vengono deportati
nei campi di concentramento non dissimili da quelli di
Dachau e Mauthausen. Si ricorda quello di Arbe (Rab), nel
Golfo del Quarnaro, dove trovarono la morte più di 1500
internati, soprattutto sloveni, comprese donne e bambini,
provenienti dalla “provincia di Lubiana”, e poi croati ed
ebrei. Autoliberatisi tra il 12 e 13 settembre 1943 (circa
15.000), numerosi internati costituirono la Brigata Arbe
(comprendente un battaglione ebraico), che sbarcò sulla
costa jugoslava e partecipò alla guerra di Liberazione di
quel paese contro i tedeschi e i fascisti italiani.
1941 – 1943 dal 5 aprile 1941 all’8 settembre 1943, l’esercito italiano e
le Camicie Nere, si resero colpevoli di veri e propri crimini
di guerra : fucilazioni in massa, incendi di villaggi,
rappresaglie di ogni tipo. Nessuno degli aguzzini italiani è
stato processato e tutto è stato vergognosamente dimenticato
1942 Estate – autunno : la grande stagione del massacro della
popolazione slovena dell’area di Lubiana (1800 morti)
1943 Armistizio dell’8 settembre. Presenti nell’area circa 100.000
militari italiani che, per lo sbandamento si lasciarono
sopraffare da 5-6.000 tedeschi. In molti casi gli italiani
parteciparono alla repressione delle manifestazioni popolari
seguite all’annuncio dell’armistizio dell’Italia con gli alleati
15 settembre : le province di Udine (compreso Pordenone),
Gorizia, Trieste, Pola, Fiume e Lubiana, vennero poste sotto
Amministrazione militare tedesca, con la creazione della
“Zona di operazione del Litorale Adriatico” (Adriatiches
Kusterland), sotto il comando dell’Alto Commissario, il
Gauleiter di Salisburgo, Friedrich Rainer, premessa per
l’annessione dell’area al Terzo Reich. Analogamente nelle
province di Bolzano, Trento e Belluno, si instaurò una
amministrazione nazista denominata “Alpenvorland”. Iniziò
una durissima repressione partigiana con gravi limitazioni
nelle espressioni italiane (movimento di persone, giornali, e
altro), con l’appoggio subordinato ma con feroce zelo, dei
fascisti, basato sulla tortura. Il 25.7.1943 si era instaurato a
Trieste un “Comitato antifascista”, represso violentemente
dai nazisti.
Nell’autunno del 1943, dopo l’8 settembre, alcune migliaia
di italiani della Venezia Giulia e dell’Istria trovarono la
morte in seguito ad una ondata di violenza militare e politica
da parte dei partigiani sloveni e croati nelle zone liberate,
temporaneamente, dell’Istria. Vennero eliminati 600/700
italiani compromessi con il regime fascista, ma anche
semplici sospetti, e gettati nelle “FOIBE ISTRIANE”.
I primi recuperi di salme delle vittime delle foibe si ebbero
in Istria dall’ottobre 1943 al febbraio 1945, per opera dei
Vigili del Fuoco di Pola, coadiuvate dai minatori di Arsa :
era una iniziativa ufficiale svolta con lo scopo di individuare
i luoghi dove si erano consumate le più gravi stragi e per
restituire le salme alle famiglie. Da una dozzina di foibe
furono estratte 217 salme, 134 identificate. Recuperi più
consistenti furono effettuati negli anni ’90, ad opera di
speleologi sloveni, in particolare nelle cavità poste sulle
alture tra Trieste e Capodistria
1944 3 aprile : fucilati dai nazisti 72 ostaggi (martiri di Opicina)
29 aprile : impiccati alle finestre e scalinate di un albergo 51
ostaggi (martiri di Ghega)
30aprile : strage nazi – fascista sulla strada Postumia/Fiume
286 morti, vecchi, donne e bambini, case incendiate
giugno : attivato il forno crematorio nella risiera di S. Sabba
a Trieste, dove fino all’aprile del 1945, furono uccise e
cremate circa 5.000 persone, soprattutto partigiani jugoslavi
luglio : strage di Malga Pramosio (Timau UD-19a3), ai
confini con l’Austria, ad opera di alpini fascisti italiani,
comandati da un tenente tedesco, e guidati da una spia
slovena : 22 morti, una donna incinta e tre ragazzini di 12
anni, più 40 morti fra Paluzza e Sutrio, ad opera dello stesso
reparto
19 ottobre : incontro Togliatti–Kardelj (membro dell’Ufficio
Politico del CC del Partito Comunista Jugoslavo), che
favorì la creazione in quei territori, di un “regime
democratico e progressivo”, e auspicò la collaborazione con
la resistenza slovena e il passaggio operativo delle unità
partigiane italiane nell’esercito jugoslavo di liberazione,
passaggio che avvenne effettivamente, almeno per quanto
riguarda la Divisione Garibaldi “Natisone”, organizzata in
tre Brigate forti di 1500 uomini, nella notte di Natale del
1944, inquadrata nel IX° Corpus Sloveno (perse subito la
sua autonomia e fu allontanata il più possibile dal confine
italiano)
autunno : furono proclamate due insurrezioni contro il nazi –
fascismo, dei partiti del CLN locale senza i comunisti, e dei
comunisti italiani e titini, creando una spaccatura nell’anti-
fascismo locale con una radicalizzazione gravissima dello
scontro ideologico, che si aggiunse al conflitto pregresso, tra
libertà dei territori e nazifascismo
Nel corso del 1944 si affacciarono nell’area istriana e
giuliana, truppe Cetniche, formate da volontari serbi e
montenegrini, al servizio dei tedeschi, in funzione
antipartigiana (provenienti dalla Lika e dalla Bosnia)
1945 gennaio : formazione del presidio di Ravosa (UD-20e5), per
iniziativa di Alfredo Bersanti, futuro primo presidente della
regione Friuli – Venezia Giulia, con elementi della I^Brigata
Osoppo e militi della Repubblica di Salò, con lo scopo di
“proteggere il territorio dalle scorrerie degli occupanti
Cosacchi” (al servizio dei tedeschi), e in previsione di azioni
contro le formazioni partigiane jugoslave che avanzavano
da est, verso il confine
7 febbraio : uccisione di una ventina di partigiani della
formazione autonoma “Osoppo” da parte di un gruppo di
partigiani garibaldini. Il gravissimo fatto evidenzia che :
1 – l’unità della Resistenza, non fu un dato di fatto scontato e pacifico, ma lasciò spazio anche a durissimi scontri interni
2 – che i contrasti in questa zona particolare del paese,
investì la questione nazionale e diede spessore alle
contraddizioni dell’alleanza tra il partito comunista e le altre
formazioni antifasciste
3 – che le pretese espansionistiche dei partigiani di Tito,
punitiva verso l’Italia fascista, assunsero nell’area aspetti
dirompenti, anche per la “simpatia” dei rappresentanti del
Partito Comunista Friulano, in contraddizione con la linea
ufficiale del PCI dopo la svolta di Salerno, del marzo 1944.
In proposito Claudio Pavone individuò nella lotta, tre livelli:
- di liberazione nazionale contro i nazisti
- di guerra contro i fascisti, per la libertà contro la dittatura
- di classe, contro i vecchi “padroni”, che ritornavano ad
affacciarsi con la fine della guerra a fianco degli anglo-americani, e in applicazione di una spirito internazionalista dettato dall’esperienza dei russi.
Nonostante queste gravi difficoltà di dialogo, l’unità delle forze antifasciste, nel suo insieme, non fu compromesso e continuò ad operare un coordinamento, anche se restarono reciproci sospetti sul dopoguerra
Primavera 1945 : Milovan Gilas e Kardelj, furono inviati da Tito in Istria, con il compito di indurre tutti gli italiani ad andare via, usando pressioni di ogni tipo. E così fu fatto. (dichiarazione fatta nel dopoguerra da Gilas, che fu in seguito perseguitato e imprigionato da Tito)
29 e 30 aprile : Basovizza si trovò al centro di violenti
combattimenti tra le formazioni jugoslave della IV Armata che puntavano sulla città di Trieste e le unità tedesche che la stavano abbandonando. Sul campo rimasero molti caduti, da una parte e dall’altra, carcasse di cavalli e diverso materiale. Secondo alcune testimonianze, il terreno fu immediatamente sgomberato precipitando salme e quant’altro nella voragine.
1° maggio : Trieste rientra nell’area di espansione jugoslava
dell’esercito di liberazione. Si verificano episodi gravissimi
di intolleranza contro tutto ciò che rappresentava l’Italia e si
opponeva ai piani jugoslavi. Nei primi giorni di maggio ‘45
Basovizza, fu attraversata dalle colonne di prigionieri
militari, italiani, tedeschi, slavi, e di civili, catturati a Trieste
e destinati ai campi di internamento allestiti all’interno della
Slovenia (in particolare Goli Otok–Isola Calva, e Boroviza).
5 giugno : il CLN di Trieste, tornato in clandestinità nel
periodo di occupazione jugoslava, raccolse e diffuse la
notizia di esecuzioni sommarie avvenute proprio a
Basovizza. Di li a poco una missione dei servizi di
informazione angloamericani, apprese da un sacerdote del
luogo, dell’esecuzione di un numero imprecisato di
prigionieri, militari, poliziotti, e civili, avvenuto dopo un
processo sommario tenuto da ufficiali della IV^ Armata
jugoslava, al cospetto di una piccola folla di abitanti del
luogo. La notizia venne ripresa dai Servizi Informativi
italiani, e pure alcuni quotidiani romani, parlarono in modo
esplicito di almeno 400 corpi già riesumati. Nel corso della
estate, ritirate le truppe jugoslave da Trieste e costituito il
Governo Militare Alleato, il CLN chiese il recupero delle
salme e una esplorazione di tutte le cavità del Carso attorno
a Trieste. Vennero autorizzati i primi sondaggi nella foiba
(pozzo di una ex miniera di carbone); la zona, che ospitava
un deposito di munizioni, venne recintata e presidiata.
Il recupero delle salme fu eseguito per mezzo di una benna,
il cui impiego provocò il forte risentimento dei partiti
italiani di Trieste, ma il tutto avvenne nella massima
riservatezza, e i dati ufficiali delle esplorazioni non vennero
resi pubblici. Gli scavi proseguirono per due mesi ed i pochi
resti portati alla luce vennero genericamente attribuiti a
militari tedeschi. Poi le ricerche vennero sospese e la cavità
restò aperta ed abbandonata. Le ricerche ricominciarono nel
1948 (vedi in seguito). Basovizza e le sue foibe, divennero il
luogo simbolo di quanti furono trucidati nelle foibe o
morirono di stenti nei campi di concentramento, dalle forze
di occupazione jugoslave, e tra essi molti antifascisti e
partigiani, contrari alla politica di annessione alla Jugoslavia
oltre che fascisti e nazisti e persone della borghesia locale
(un numero compreso tra 4.000 e 6.000 morti)
9 giugno : accordo di Belgrado tra Alexander e Tito, che
mise un freno agli episodi contro la popolazione italiana
e contro tutti coloro che ostacolavano il potere di Tito ;
20 giugno : entra in vigore l’accordo Alexander – Tito.
Prima sistemazione dello stato di confusione che regnava
nell’intera zona della Venezia Giulia e Istria (la situazione
troverà una soluzione definitiva con il trattato di Osimo nel
1975). La Venezia Giulia venne divisa in 2 zone di
occupazione secondo la cosi detta linea “Morgan”, dal
generale inglese che la tracciò : agli angloamericani fu
assegnata, in amministrazione militare, la fascia costiera fra
Gorizia e Punta Grossa, e gli immediati dintorni, oltre
all’enclave di Pola, il resto veniva confermato sotto il
controllo jugoslavo (rispettivamente zona A e B)
1946 permangono tensioni tra le diverse etnie che si inseriscono
in un quadro internazionale, con il “blocco Occidentale” e
quello “Orientale”, che assume aspetti ideologici
3 luglio : con un comunicato del Consiglio dei ministri, vengono ceduti alla Jugoslavia i territori ad est della “linea francese” , e costituito il “Territorio Libero di Trieste”;
1947 10 febbraio : trattato di pace di Parigi, che prevede la
costituzione del TLT (Territorio Libero di Trieste),
sottoposto a sovranità italiana ed eretto ad ente temporale
autonomo sotto il controllo delle Nazioni Unite.
Comprendeva la parte nord - occidentale dell’Istria, da
Cittanova a Duino, mentre tutta la parte sud-orientale veniva
assegnata alla Jugoslavia. Circa 250.000 italiani lasciarono
questa zona e si rifugiarono in Italia o emigrarono all’estero. In assenza di accordo tra l’Italia e Jugoslavia, il TLT, veniva suddiviso in due zone : zona A da Duino a Trieste compresa, posta sotto l’amministrazione militare angloamericana, e la zona B, all’incirca da Capodistria a Cittanova, sotto amministrazione jugoslava
1948 20 marzo : la Russia respinge la proposta angloamericana di
assegnare il TLT all’Italia. In seguito Tito rompe con Mosca e il Cominform, e c’è un riavvicinamento degli anglo- americani con Tito
Nel 1948 due quotidiani triestini diedero notizia dell’esplorazione della foiba di Basovizza, da parte di un gruppo di speleologi, che constatò come la profondità si fosse ridotta a 192 m, contro i 226 m indicati sulle carte originali
1949 il Consiglio Comunale di Trieste, deliberò la spesa per
l’eventuale recupero delle salme contenute. Non è mai stato
accertato con esattezza il numero di persone precipitate nell’abisso : una informativa jugoslava dell’immediato dopoguerra, parla di 250 individui, alcuni calcoli propendono per dieci volte tanto. E’ invece certo che il numero complessivo degli infoibati, è inferiore a quello dei deceduti nei campi di concentramento jugoslavi. Secondo un
rapporto ufficiale della polizia del Governo Militare Alleato furono recuperate dalle foibe 464 salme, di cui 247 militari, in molti casi inumate in fosse isolate o comuni. Il recupero più consistente avvenne presso la foiba Ielenca Iama, a Cruscevizza, oggi in Slovenia, dove furono portate alla luce bel 156 salme, in gran parte di civili
1950 la foiba di Basovizza fu abbandonata e trasformata in
discarica
1952 a Trieste, repressi dagli angloamericani, moti di piazza
irredentisti italiani
1953 la ditta Cavazzoni fu autorizzata a procedere al recupero di
di rottami ferrosi sul fondo della foiba di Basovizza. Gli
scavi scesero fino a 226 m, senza incontrare resti umani, poi
il pozzo tornò alla funzione di discarica
estate 1953 : il presidente del Consiglio italiano, Pella, di
fronte alla minaccia di annessione della zona B da parte
jugoslava, invia truppe al confine per occupare la zona A,
qualora la mossa jugoslava, avesse un seguito
6 settembre 1953 : Tito nel discorso ad una folla oceanica
radunata a Oktolika (San Basso), a 6 km dal confine,
rinfaccia all’Italia, che chiedeva conto delle foibe, dei
crimini perpetrati dagli occupanti italiani in Slovenia :
70000 sloveni deportati, 11.000 fucilati, e 430.000 vittime
complessive attribuibili agli italiani, in territorio jugoslavo
5 – 6 novembre : sanguinosi disordini a Trieste, provocati da
attivisti di parte italiana, repressi dagli agenti di P.S. di
Winterton. Al termine delle giornate di scontri si contano 6
morti tra i dimostranti italiani e numerosi feriti
1954 febbraio : avviati colloqui segreti degli angloamericani con
la Jugoslavia, per sanare la drammatica situazione
giugno : avviati colloqui segreti degli angloamericani con
l’Italia, per lo stesso motivo
5 ottobre : memorandum – patto d’intesa di Londra, tra
Italia, Jugoslavia, e angloamericani, concernente il Territorio
Libero di Trieste, che stabilì la cessazione del TLT e
sancì la spartizione del territorio : la zona A all’Italia, la
zona B alla Jugoslavia
26 ottobre : passaggio dei poteri dagli angloamericani
all’Italia, nella ex zona A
4 novembre : consacrazione del ritorno di Trieste all’Italia
con la nomina del Commissario di Governo in
rappresentanza del Capo dello Stato italiano, con particolari
condizioni di rappresentanza politica
1959 per interessamento del francescano padre Flaminio Rocchi,
il Commissariato Generale per le Onoranze in Guerra del
Ministero della Difesa, provvide alla copertura della foiba di
Basovizza e della foiba 149, detta di Monrupino, dove una delegazione tedesca aveva accertato, nel 1957, la presenza di salme germaniche, senza poterle recuperare
1963 31 gennaio : cessa il regime amministrativo precedente e
prende il via la Regione Autonoma a Statuto Speciale del Friuli Venezia Giulia
1975 con l’accordo di Osimo, si chiude il contenzioso tra l’Italia e
la Jugoslavia, per il confine orientale
1980 in seguito all’intervento delle associazioni combattentistiche
patriottiche, politiche e dei profughi istriani, fiumani, e dalmati, il pozzo di Basovizza e la foiba 149, vengono
riconosciute quali monumenti d’interesse nazionale. Il sito
di Basovizza sistemato dal comune di Trieste, divenne il memoriale per tutte le vittime degli eccidi 1943 – 1945, ma anche fulcro di polemiche per il prolungato silenzio ed il mancato omaggio delle più alte cariche dello Stato.
1991 anno cruciale della dissoluzione jugoslava e dell’URSS, ci fu
la visita di Francesco Cossiga
1992 visita di Oscar Luigi Scalfaro, che elevò la foiba a
monumento nazionale
2004 Il Parlamento Italiano approva a voto quasi unanime la “giornata del ricordo” per le vittime e gli esuli giuliani, istriani e dalmati, fissando la data del 10 febbraio
Nel corso delle trattative per la definizione dei confini orientali tra Italia e Jugoslavia, si citano spesso le ipotesi americane, inglesi, francesi, russe, italiane e jugoslave. Ognuna di esse ha particolari riflessi sull’assetto definitivo della “questione orientale”, e risponde a interessi e strategie diverse, maturate per il diverso ruolo svolto da ciascun Stato nei confronti dell’altro, e delle conseguenti alleanze, prima, durante e dopo la 2^ Guerra Mondiale (si veda in proposito il singolo grafico di riferimento).
- secondo la linea di confine americana, sarebbero stati assegnati all’Italia 370.000 italiani e 180.000 slavi, mentre rimanevano in Jugoslavia, 50.000 italiani
- secondo quella francese, restavano in Italia 294.000 italiani e 113.000 slavi, mentre rimanevano in Jugoslavia 125.000 italiani
- secondo la linea inglese, restavano in Italia 356.000 italiani e 152.000 slavi, mentre rimanevano in Jugoslavia 64.000 italiani
- secondo la linea sovietica, nessuno slavo restava in Italia, ma 600.000 italiani sarebbero rimasti in Jugoslavia.
- la linea jugoslava ricalcava, con minime differenze, sempre tese a penalizzare l’Italia, la soluzione “sovietica”;
- l’aspirazione italiana era di recuperare, al termine della guerra, quanto più territorio possibile a Oriente, anche in zone occupate dall’esercito jugoslavo. Pesavano tuttavia le condizioni di resa senza condizione agli alleati (8 settembre 1943), e il successivo appoggio al nazismo, della Repubblica di Salò (dall’ottobre 1943 all’aprile 1945). Per quanto riguarda i Sovietici e gli Jugoslavi, la loro proposta era la risposta militare contro l’aggressione all’integrità dei loro territori nazionali, perpetrata dall’Italia fascista, dal 1941 in poi : la tragica “campagna di Russia” a fianco dei tedeschi, prima con il CSIR (Corpo di Spedizione Italiana in Russia, 26 giugno 1941), poi con l’ARMIR (Armata Italiana in Russia) e l’invasione della Jugoslavia, il 5 aprile 1941.
Bibliografia – “Foiba di Basovizza”, comune di Trieste, 2001, note di
Raoul Pupo
“Atlante della Storia: Trieste”, di Lino Monaco, ed. Demetra
“Venezia Giulia. Immagini e problemi. 1945”, di Raoul
Pupo, ed. Goriziana, 1992
NOTE RELATIVE AL TERRITORIO “IUGOSLAVO”
1278 d.C. la Slovenia passa sotto l’autorità degli Asburgo di Vienna,
durata fino al 1918
1526 la Croazia, fino allora governata dal re d’Ungheria, passa
sotto il dominio degli Asburgo di Vienna, durata fino al 1918
1908 6 ottobre, l’impero asburgico annette la Bosnia - Erzegovina
creando una crisi nei rapporti con la Serbia
1914 28 giugno, assassinio dell’arciduca d’Austria, Francesco
Ferdinando, a Sarajevo, e conseguente dichiarazione di guerra alla Serbia
7 dicembre, il governo serbo di Belgrado, riafferma la volontà di riunire tutte le popolazioni slave presenti nell’impero austro – ungarico (sloveni, croati, serbi)
1918 3 novembre, armistizio di Villa Giusti a Padova, che sancisce
la fine dell’Impero d’Austria e Ungheria e l’occupazione di
tutte le terre slave da parte degli Asburgo
23 novembre, un congresso nazionale, proclama l’unione dei
regni di Serbia e Montenegro con i territori di Croazia e
Slovenia, sotto la dinastia serba dei Karagjorgjevic, di Pietro
I° e poi di Alessandro I° (1921-1934)
1 dicembre, si costituisce il regno serbo-croato-sloveno,
reggente Alessandro I° Karagjorgjevic
1921 – 1926 si sviluppa una politica che accentra nelle mani dei serbi
tutto il potere (ministro N. Panic)
1927 accordo con Romania e Cecoslovacchia per la difesa dei
confini del regno serbo-croato-sloveno, soprattutto in
funzione anti ungherese (Piccola Intesa)
firmato un trattato di amicizia con la Francia
1929 viene in uso il termine “Iugoslavia”, per sviluppare in tutto il
territorio del regno, una spinta nazionalistica e patriottica che superasse le diverse etnie e i movimenti indipendentisti che si stavano sviluppando (anche con atti terroristici), soprattutto da parte degli Ustascia croati, con l’appoggio e il supporto dell’Italia e Ungheria, in funzione antiserba.
Si accentuano le spinte nazionalistiche dei croati e sloveni e
altre minoranze etniche, verso il dispotismo accentrato dei
Serbi, con lo sviluppo di movimenti terroristici (Ante Pavelic
in Croazia, sostenuto dal fascismo italiano).
1934 ottobre, re Alessandro I°, in visita in Francia, è assassinato a
Marsiglia, da terroristi ustascia croati. Succede al trono,
Pietro II° (1934-1941), sotto la reggenza del cugino Paolo
1937 24 gennaio, accordo con la Bulgaria (fiancheggiatore del-
l’Asse), e decadenza della “Piccola Intesa”;
25marzo, accordo di amicizia con l’Italia valido 5 anni.
1939 agosto, viene concesso alla Croazia, un statuto di entità
autonoma
settembre, allo scoppio della II^ Guerra Mondiale, la
Iugoslavia si dichiara neutrale, ma la situazione evolve verso un accordo con la Germania e l’Italia
1941 marzo, patto tripartito con Germania e Italia, che segna
la fine della neutralità iugoslava
dopo pochi giorni ambienti militari iugoslavi anti tedeschi attuano un colpo di stato, che rovescia il governo di Paolo e riporta Pietro II° al diretto controllo dello Stato, attraverso il governo del generale Simovic. La prospettiva del passaggio della Iugoslavia in campo avverso, inducono Hitler e Mussolini ad una fulminea operazione militare (5-6 aprile), che porta all’occupazione dell’intero paese in pochi giorni (18 aprile). Re Paolo e il governo si trasferiscono a Londra. La Iugoslavia viene smembrata : la Croazia diviene indipendente, assume il potere Ante Pavelic con la sovranità nominale del principe Aimone di Savoia-Aosta, includendo nel proprio territorio la Bosnia e l’Erzegovina ; la Slovenia viene divisa tra Germania e Italia (assegnata all’Italia la provincia di Lubiana che viene aggregata al territorio italiano); la Macedonia va alla Bulgaria (alleata dei tedeschi); il Kossovo, all’Albania (dal 1939, sotto sovranità italiana); la Backa e la Vojvodina, all’Ungheria; la Serbia sotto amministrazione tedesca; il Montenegro indipendente, sotto il protettorato italiano.
1942 26-27 novembre, si sviluppa in tutto il paese un possente
movimento partigiano inizialmente diviso tra partigiani monarchici (cetnici) del col. Miliajlovic, e quelli comunisti di Tito (Josip Broz). Questi ultimi prevalgono e formano un Fronte di Liberazione Nazionale
1943 29-30 novembre, riconoscimento dell’AVNOJ (Consiglio
Antifascista di Liberazione Nazionale Jugoslavo), con funzioni di governo provvisorio sotto la direzione di Tito, che ottiene il riconoscimento e l’appoggio inglese (conferenza di Teheran). Viene proibito al re di rientrare nel paese.
31aprile-maggio, si completa la liberazione dell’intera
Iugoslavia dalle truppe di occupazione tedesche e italiane
(della RSI). La Iugoslavia fu l’unico paese occupato a
liberarsi con le proprie forze ;
11 novembre, le elezioni confermano la maggioranza al
Fronte Nazionale dei partiti titoisti. Viene dichiarata
decaduta la monarchia e proclamata la Repubblica Popolare
Federale di Iugoslavia, con una costituzione sul modello
Sovietico (31 gennaio 1946). Fine della dinastia dei
Karagjorgjevic.
REPUBBLICA DI VENEZIA – RIFERIMENTI STORICI ISTRIANI
476 d.C. una ribellione di milizie barbariche capeggiata da Odoacre
pone fine all’Impero Romano d’Occidente.
932 i cittadini di Capodistria si impegnano a donare ogni anno al doge di Venezia, 100 anfore di vino (14 gennaio).
977 12 ottobre, rinnovo dei patti con Capodistria.
1002 16 novembre, l’imperatore Enrico II° conferma i privilegi
veneziani e riconosce al doge il titolo di duca dei Venetici e
dei Dalmati.
1018 spedizione militare di Ottone Orseolo in Dalmazia.
1038 costruzione del duomo di Caorle.
1062 spedizione del doge Domenico Contarini in Dalmazia.
1076 8 febbraio, i Dalmati si impegnano solennemente a non
concedere ospitalità ai Normanni.
1094 il doge di Venezia si intitola Duca di Dalmazia e di Croazia.
1097 re Colomanno d’Ungheria occupa di sorpresa parte della
Dalmazia.
1105 re Colomanno d’Ungheria entra trionfalmente a Zara.
1115 – 1116 campagna militare veneziana in Dalmazia che riconquista
Zara e Sebenico.
1124 estate, Stefano re d’Ungheria invade la Dalmazia e si
riprende Spalato e Traù.
1125 15 maggio, l’armata veneziana nell’Adriatico riconquista
Spalato e Traù.
1133 gli ungheresi nuovamente in possesso di Spalato, Traù e
Sebenico.
1150 nuova sollevazione a Pola e Capodistria sedata dalla flotta
veneziana.
1164 repressione di una rivolta a Zara.
1183 re Béla III° d’Ungheria riprende Zara.
1202 10 novembre, sbarco dei Crociati a Zara.
fine anno, arrivo a Zara degli inviati del pretendente bizantino Angelo Alessio e del cognato Filippo di Svevia.
1239 Giovanni Tiepolo doma l’insurrezione di Pola.
1261 Dedizione di Parenzo ai Veneziani.
1277 ribellione di Capodistria.
1278 La Slovenia passa sotto l’autorità degli Asburgo di Vienna.
1281 pace con Ancona e dissidio con i Triestini.
1282 Trieste si arrende ai Veneziani.
1313 Zara ribelle ritorna all’obbedienza a Venezia.
1318 dedizione di Valle d’Istria a Venezia.
1322 15 marzo, Sebenico giura fedeltà a Venezia.
1331 Pola riconferma la propria dedizione a Venezia.
1358 Ragusa si affranca dalla dominazione di Venezia