Il Confine Orientale - Giornata del Ricordo

10 FEBBRAIO “GIORNATA DEL RICORDO” dal 2004

Istituita “per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, l’esodo dalle loro terre degli Istriani, Fiumani e Dalmati nel secondo dopoguerra e la più complessa vicenda del confine orientale d’Italia”.

Ricorda le foibe istriane (settembre 1943), le foibe triestine e carsiche (1 maggio-15 giugno 1945), l’esodo della popolazione italiana dall’Istria, dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia, occupate dall’esercito di liberazione iugoslavo di Tito (maggio 1945-febbraio 1947).

Le popolazioni del confine orientale siano esse di lingua italiana, slovena o croata pagarono più di tutte le altre, le conseguenze drammatiche della guerra. Quella italiana in particolare, con l’abbandono della terra e la perdita dei beni, ebbe, con l’arrivo in Italia, difficoltà e disagi di ogni genere.

Queste sono state le conseguenze, gli effetti drammatici, di una lunga storia che ha investito quei territori fin dalla seconda metà del XIX secolo quando quei territori appartenevano all’impero austroungarico. E la causa o meglio le tante cause che hanno determinato questi gravi avvenimenti ?

LA GUERRA: o meglio ancora le guerre, in particolare quelle che si sono combattute nel secolo scorso, per la loro ferocia, per il numero delle vittime, per il cambiamento delle caratteristiche proprie rispetto a tutte le precedenti (dallo scontro di eserciti in campo aperto, alla trincea della GM I, al fronte diffuso con il coinvolgimento delle popolazioni, nella GM II), legate allo sviluppo tumultuoso della tecnica e delle armi utilizzate sul campo.

LE CAUSE possono essere esaminate sotto vari aspetti, ognuno dei quali svela una parte del complesso problema del confine orientale italiano nelle diverse aree: dalla storia alla geografia, dall’etnia alla religione, dalla politica nazionale a quella internazionale, alle alleanze militari.

Ripercorrere la storia di quelle terre fino alla III Guerra di Indipendenza, la cui conclusione, consente al Regno d’Italia di annettere il Veneto (vedere la cartina con il confine 1866). Popolazioni che si sono succedute nell’area: Norici, Liburni, Istri, Illirici, Celtici

TRIESTE: antico centro dei Liburni, poi degli Istri, e dei Galli Cenomani. Romana dal II sec. a.C. (Tergeste), fino alla caduta dell’impero romano d’occidente (intorno al 401 d.C.), passò in seguito ai Goti, ai Greci, ai Longobardi, ai Franchi. Libero comune nell’XI sec., poi sottoposto al patriarca di Aquileia. Nel XIII sec. passò con Venezia ottenendo grande autonomia. Nel 1382 diventò possesso degli Asburgo subendo un processo continuo di decadenza. Nel 1719 riprese vitalità come porto franco. Conquistata dai francesi in età napoleonica (1797, 1805, 1809), ritornò agli Asburgo fino al 1918. Dopo il 1850 ottenne grande autonomia amministrativa. Con l’annessione del Veneto all’Italia (1866, III Guerra d’Indipendenza), si sviluppò nella popolazione di lingua italiana un forte movimento irredentista variamente represso da Vienna (Oberdanc, 1882), e un analogo movimento sloveno per l’unità delle popolazioni slovene (Carinzia, Stiria, Slovenia Veneta, Trieste, Istria).

CIVIDALE: Forum Julium (II sec. a.C.), importante centro romano, capitale di un ducato Longobardo. Distrutto dagli Avari nel 620, risorse e divenne sede longobarda. Nel 769 fu sede del Concilio che riconobbe l’indissolubilità del matrimonio. Danneggiato dalle invasioni ungariche, risorse ancora intorno al XI sec.. Sottomessa a Venezia ebbe notevole importanza culturale che perse durante il dominio austriaco.

AQUILEIA: colonia romana già nel 181 a.C., distrutta da Attila nel 452. Nel medioevo fu retta da un principe vescovo. Nel 1420 passò a Venezia e nel 1509 all’Austria. All’Italia nel 1918.